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      Staccare l'uomo da sé, e disporlo al sacrificio per tutti gl'ideali umani, la scienza, la libertà, la patria, questo è la morale, questo è la religione, e questo è l'imitazione di Cristo. Le mie impressioni erano vivaci, perché sincere, e partecipate da quella brava gioventú. Io non cercavo le frasi per fare effetto e per eccitare applausi; essi se ne accorgevano, sapevano che a me era piú grato il loro raccoglimento che il loro battimano. Volevo la serietà delle impressioni. "Cosa mi fanno i vostri applausi, quando, usciti di qua, non resta che un vaniloquio? No, la scuola dee essere la vita; e quella lezione è bella, che vi avrà resi migliori". La scuola era il riflesso della mia anima, e rassomigliava piú a una chiesa che a un teatro.
      Venendo alla lirica italiana, mostrai perché noi non avevamo avuto lirica né religiosa né eroica. Questa lirica è voce di popolo sotto forma individuale, come si può vedere nei canti biblici, dove il vero cantore è il popolo ebreo, nel suo clima fisico e morale. Tale lirica è la voce delle genti primitive, e si confonde con i tempi mitici ed epici. La lirica italiana ha avuta la sua voce universale nella Divina Commedia, che oltrepassa i confini d'Italia ed è il poema religioso del Medio Evo. Il sentimento religioso ed eroico non ha avuto presso di noi un accento nazionale. Ci sono delle cosí dette poesie sacre o eroiche, dove cerchi invano la sincerità del sentimento, e spesso non sono che declamazioni, opere letterarie e convenzionali, non voci della coscienza popolare.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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