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      I giovani si misero a scernere il buono dal cattivo, e in queste ricerche e distinzioni si affinava il nostro gusto. Feci anche una curiosa ricerca. Avvezzo a guardare il di fuori nel di dentro, volli fare una storia del suo amore, cercando la successione e la gradazione dei sentimenti, e trovando cosí un prima e un poi in quelle poesie. Fu una volata d'ingegno, dalla quale uscirono una storia intima del poeta e una classificazione delle poesie, secondo lo stato dell'animo e la qualità dei sentimenti. Ciò piacque molto; ma piú tardi mi parve un romanzo e non ci pensai piú. Venendo ai nostri tempi, toccato del Parini e del Foscolo, mi fermai sopra il Manzoni e il Leopardi. Il Berchet non era ancora giunto tra noi, e appena qualche sentore si aveva del Giusti: se ne mormorava qualche strofa a bassa voce. Giudicai gl'Inni del Manzoni cosa letteraria, eco piú del talento individuale che di un vivo e profondo sentimento nazionale, stimando fittizio e superficiale quel sentimento neo-cattolico, che allora faceva tanto strepito. Anche il Cinque maggio mi parve opera letteraria, tale però, per vigore di concezione, per unità di getto, per grandezza d'immagini e per forza di stile, che in questo genere si poteva chiamare il piú grande monumento della nostra lirica. Ci feci sopra una lezione che destò la piú viva impressione, e gli applausi mi suonano ancora nella mente. Cari e bei giorni quelli, che non ho ritrovati piú.
      Leopardi era il nostro beniamino. Avevo acceso di lui tale ammirazione, che l'edizione dello Starita fu spacciata in pochi giorni.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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