Pagina (224/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avevo preso dimestichezza con la Caterina, senza intenzione, e talora si disputava di storia greca e romana, dove lei era una dottora. La mamma rompeva le dispute con un motto d'elogio alla figlia, istruita con molta cura e con grande affetto, e pur facendo intendere che a lei, figlia unica, sarebbe spettato un ricco patrimonio. Quando io venivo in malinconia, gli amici dicevano scherzando: "C'è il mal di cuore, il mal della Caterina". Cosí, parlando del mio amore, finii col crederci anch'io, e mi trovai innamorato senza saperlo.
      Don Tommaso stese sopra un gran foglio di carta avvocatessa una lista delle sue possessioni, che non finiva mai. Ne aveva in Atripalda, ne aveva in Montesarchio, ne aveva, anche in Napoli. Parlava come Carlo quinto. Sovente tirava il discorso sopra i suoi feudi. E una sera mi messe sotto il naso quella sua carta, credendo di abbarbagliarmi. Mi accompagnò, secondo il solito, e tirandomi sotto il braccio, mi narrò non so qual causa strepitosa, e sull'uscio di casa mi consegnò quella famosa carta. Vi gittai l'occhio sopra. Era un carattere impossibile; ma, uso a deciferare tutti i geroglifici dei miei scolari, non mi atterrii. Quel numeri, uno, due, tre, e via via fino a cinquanta o sessanta, mi davano il capogiro: era la lista dei suoi possedimenti. A un certo punto mi seccai, e non andai oltre. Non sono stato mai atto a leggere tutto un istrumento o un regolamento. Leggo con piacere dov'è una serie d'idee che si muovono. La mia natura abborre dai dettagli, salvo che non mi ci ficchi io, e non ci metta il mio cervello; allora mi ci delizio e divento minuto, anche troppo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Caterina Caterina Tommaso Atripalda Montesarchio Napoli Carlo