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      I giovani si avvezzarono a far getto delle vuote generalità, a metter da parte regole e modelli, a studiare gli scrittori, inviscerandosi in essi. C'era meno presunzione e piú studio.
      Quelle generalità non erano solo nella scuola antica o classica. Peggio facevano certi novatori, i quali cercavano il segreto dell'arte nei concetti e ne' tipi. Si fondavano sul Vico, che cercava nell'arte le idee e i tipi, e giudicavano il valore delle opere poetiche secondo la verità e la grandezza delle loro idee e l'eccellenza de' loro tipi, trascurando in tutto la forma e l'espressione. Perché s'era abusato delle forme, essi le cancellavano, e riducevano la poesia a concetti e tipi generici. Questo pareva a me una esagerazione peggiore, perché, se quelli guardavano nella poesia le forme piú grossolane, questi le sottraevano tutta la parte viva, sí che ella vania in astrazioni filosofiche. Ora io combattevo anche con maggior calore queste esagerazioni. Non potevo con pazienza sentir dire che l' Iliade rappresenta lo stato di famiglia, e che Achille rappresenta la forza. Mi pareva che tutte queste rappresentanze fossero generalità astratte, e che a dir questo non si dicesse ancor nulla che valesse a darci un giudizio adeguato dello scrittore. Mi trovavo tra i retori e i filosofi, e mostravo il viso agli uni e agli altri, studiando di tenermi in bilico tra i due estremi, coi miracoli del mio contenuto. E mi messi a studiare l'organismo de' poemi, derivandolo dal contenuto cosí com'era situato e formato nella mente del poeta.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Vico Iliade Achille