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      Quel mio quadro storico dell'umanità dava il contenuto in sé o astratto; ora io considerava la sua vita nelle forme poetiche. Analizzai il contenuto pre-omerico, secondo le orme di Vico, e ne dedussi che Omero era la mente di quel contenuto. Escludevo che l'Iliade fosse compilazione di rapsodie, fatta da qualche erudito. Le grandi poesie hanno le loro fonti in cicli poetici anteriori, perché tutto si lega, e la storia, come la natura, non procede per salti: gradazioni progressive generano da ultimo il gran poeta, che dà a tutta la serie la forma definitiva. Cosí Dante è il gran poeta delle visioni religiose; Petrarca è il gran poeta dei trovatori; Ariosto dié l'ultima mano alla serie cavalleresca. Chiamare compilazioni le ultime e grandi poesie, solo perché non sono creazioni miracolose, ma produzioni di lunga e lenta elaborazione, è una esagerazione manifesta. Come l'uomo è l'ultima e piú progredita forma della serie animale, cosí le grandi figure storiche dànno, ciascuna, l'ultima mano alla elaborazione de' secoli. Citavo il motto del mio caro Leibnizio, che il presente è figlio del passato e padre dell'avvenire. Esposi la potente unità organica dell'Iliade, e, ricordando un detto del mio buon maestro Fazzini, dicevo "essere cosí impossibile che quel poema fosse un accozzamento di rapsodie, come è impossibile che il mondo fosse un accozzamento fortuito di atomi". Venendo a' tipi omerici, dicevo che bisognava tenere un procedimento contrario a quello del Vico. Vico tirava dal vivo della poesia i tipi e le idee, perché costruiva una scienza della storia; noi dovevamo rituffare nella forma quei tipi e quelle idee, per avere l'intendimento dell'arte.


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La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





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