Pagina (249/249)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Lessi l'episodio di Sofronia, e mostrai l'intima sua commessura col poema, indicando la vanità di quella rassegna militare a imitazione omerica, ch'egli vi sostituí nella Gerusalemme conquistata. Notai certi moti psichici, indizio di una intimità rara nei nostri poeti. Cosí Tancredi prende superbia a vedere in maggior copia il sangue del suo nemico; Solimano piange alla vista del suo paggio ucciso; Argante, cominciando il duello, guarda a Gerusalemme caduta. Anche è notevole una certa serietà di sentimento, quantunque l'espressione sia rettorica, com'è ne' lamenti di Tancredi e ne' furori d'Armida. L'organismo del poema, come tessitura, è perfetto, e l'ottava, se non ha l'onda melodica del Poliziano e dell'Ariosto, è però piú nutrita e s'imprime piú facilmente nella memoria. Nel vezzoso e nel molle non ha eguale, come si vede anche nell'Aminta. Il suo viaggio alle Isole fortunate è un capolavoro, e le molli lascivie di que' giardini e di que' palagi magici sono una vera magia di stile. Conchiusi che il Cristianesimo, nella sua ingenuità e spontaneità, aveva avuto la sua poesia nel Vangelo; e che quel contenuto, calato in mezzo a un'atmosfera ostile, impregnata d'indifferenza, di superstizione e d'ipocrisia, sperduto tra elementi poetici e critici, alieni dalla sua natura, non poté assimilarsi uno spirito entusiasta e malato, naufrago fra quelle correnti.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La Giovinezza
Frammento autobiografico
di Francesco De Sanctis
pagine 249

   





Sofronia Gerusalemme Tancredi Solimano Argante Gerusalemme Tancredi Armida Poliziano Ariosto Aminta Isole Cristianesimo Vangelo