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      Quel Dio che atterra e suscita,
      Che affanna e che consola,
      Sulla deserta coltriceAccanto a lui posò.
     
      Quello dunque che sembra appendice, o cosa appiccaticcia, è intimamente connesso con tutto l'insieme, anzi è lo stesso concetto o spirito della composizione. Un mio dotto amico mi dicea:--Quanto mi piace il Cinque Maggio! Non ci vorrei la coda--. E quella coda è dessa il Cinque Maggio, la sua vita interiore.
      Pure, quando leggo Bossuet, ricevo una impressione solenne e religiosa. Invano cerco questa impressione qui. Sento che la poesia non è lì, e che lì è la cornice e non il quadro. La cornice è una illuminazione artistica di metafore, di apostrofi, di concetti biblici, una bell'opera d'immaginazione, da cui non esce un serio sentimento del divino. Il quadro è la storia di un genio fatta dal genio. E l'interesse non è nella cornice, è nel quadro.
      Dopo un magnifico preludio a grande orchestra che t'introduce di balzo nelle più elevate regioni dell'arte, ingrandendo le proporzioni di là dal vero, che pur pajono naturali in tanta e così subita concitazione di fantasia, viene la storia dell'Eroe in nove strofe, di cui ciascuna per la vastità della prospettiva è un piccolo mondo, e te ne giunge una impressione come da una piramide. A ciascuna strofa la statua muta di prospetto, ed è sempre colossale. L'occhio profondo e rapido dell'ispirazione divora gli spazii, aggruppa gli anni, fonde gli avvenimenti, ti dà l'illusione dell'infinito. Le proporzioni ti si allargano per un lavoro tutto di prospettiva nella maggior chiarezza e semplicità dell'espressione.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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