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      E in verità non bisogna immaginare che il metodo di Alfieri o il metodo di Manzoni fossero eseguiti con tale assoluta esattezza da condurre all'assurdo. Altra è la teoria, altra è la pratica. E se il critico generalizzando ti dà determinazioni fisse e rigide, se il pedante vi si tiene stretto a spese del buon senso e della verità poetica, l'artista vi si muove liberamente ed ama meglio pigliarsi le sue «licenze», che contraddire al suo senso intimo. Manzoni dunque, mentre non perde mai di vista il filo cronologico, pur situa e sviluppa i fatti in modo che ti rimanga sempre presente il tutto, e non sperda la tua attenzione nelle parti: v'è in quella successione una misura o armonia interiore. E non solo ci è una misura, ma un fine, perché lì dentro ci è una idea storica, frutto di lunghi studii, e i fatti sono situati e sviluppati in modo adeguato a quell'idea, sì che tu non vegga un puro gioco del caso, ma una storia ragionevole nella maggior libertà e varietà degli accidenti. La ragionevolezza di Alfieri è un fatto principalmente logico, come fosse una successione d'idee necessaria e assoluta a modo di un sillogismo, senza alcun rispetto alla realtà degli avvenimenti, ch'egli adopera come istrumenti de' suoi concetti, sopprimendo, esagerando, mutilando, e ficcandovi dentro le invenzioni della sua immaginazione. La ragionevolezza di Manzoni è la storia in tutta la libertà de' suoi movimenti, mantenuta nella sua integrità, pur guardata da uno spirito intelligente, che può misurarla, perché sa comprenderla.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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