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      La quistione di metodo non è dunque la quistione essenziale.
      Il metodo suppone una materia nel suo movimento determinato dalle leggi, dalle forze, dagli istinti, dai fini che la muovono; e il metodo non è se non questo istesso movimento. Il poeta coglie la sua materia in un dato momento del suo cammino, e la segue nella sua evoluzione sino al termine, dove è la mira o il fine, il punto d'arrivo. In tutto questo processo, appunto perché ci è un fine, una tendenza, c'è un'idea determinata, la «mente del cammino». La materia còlta in quel dato momento, in quel complesso di circostanze, con quegli stimoli, con quel fine, in una sua posizione concreta e determinata, acquista un carattere, diviene una «situazione». Il metodo suppone dunque una materia in quanto è già «situata», cioè messa in una posizione sua propria, nella sua personalità, con un suo carattere. Ed una situazione suppone una idea determinata, la tendenza ad un fine con più o meno di energia: onde nasce la necessità del movimento e dell'azione.
      Parrebbe che quando una materia fosse ben situata e sviluppata in modo adeguato al suo fine o alla sua idea, non si potrebbe desiderare altro. Ma come ci è un metodo astratto, c'è un ideale astratto. Il critico non si contenta che un'idea ci sia; la dee esser questa o quella secondo certi preconcetti, che si dicono estetica, come il metodo dovea esser quello o questo secondo certe regole che si dicevano arte poetica. Chauvet voleva imporre a Manzoni la sua arte poetica, e Klein gli vuole imporre la sua estetica.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Manzoni Klein