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      La conseguenza dovrebbe essere questa, che l'arte trasformasse storia e natura, sì che ne venga una realtà ideale conforme a quel suo mondo. Ma, e cosa diventerebbe il suo reale positivo?
      Non potendo conciliare i due termini, li distingue e li pone l'uno dirimpetto all'altro, segnando bene i confini, di qua l'esistente e l'avvenuto, di là l'inventato, di qua reale, di là ideale. Soluzione logica, posto il sistema, ma così infelice, che egli medesimo se ne avvide più tardi senza che perciò gli venisse in mente di porre a nuovo esame un sistema, da cui usciva conseguenza sì strana. Positivo e ideale? Uno dee vincere; o il positivo si mangia l'ideale, o l'ideale si mangia il positivo.
      Fatto è che il sistema, se ha fatto danno agli scolari, ha avuto piccola influenza sul maestro. Il grande artista, abbandonandosi alla sua ispirazione, è uscito spesso vittorioso da' volontari limiti che s'era imposto. Il reale positivo non ha impedito che egli raggiungesse un reale più profondo e più succoso, il reale dell'arte, un reale cioè dove senza sua saputa si è andato a ficcare quell'ideale, che egli cercava in un mondo a parte superiore ed esteriore al suo reale.
      Chi vuole giudicare i suoi lavori secondo il suo sistema, non ne verrebbe a capo. Poiché Manzoni è artista a dispetto del suo sistema, facciamo proprio il contrario di quello che ha fatto lui, condanniamo il sistema e glorifichiamo l'artista, secondo gl'immortali principii dell'arte che il genio inconsapevole applica senza il sistema e spesso contro il sistema.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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