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      E la storia, alto giudice, cancella ogni vestigio di quelle preoccupazioni, che pure agitarono e variamente interessarono i contemporanei, e s'inchina riverente all'immortale opera. Chi ricorda più tutte le critiche e le regole e le intenzioni che tormentarono il povero Tasso? Sono la parte pettegola e aneddotica della storia. E nessuno oggi più tien dietro a quelle quistioni così ardenti, e pure così piccole, che interessarono tanto Manzoni e i suoi contemporanei, com'era la quistione delle unità, e l'altra de' personaggi reali e ideali, e che cosa è il romanzo storico, e in che proporzione stanno storia e poesia, e se e come si può fondere insieme inventato e accaduto. È maraviglia, come uomo vivuto in quest'ambiente vi si possa elevare e respirare aria libera. E maraviglia è appunto il grand'uomo che fece questo miracolo.
      Certamente, chi fa la storia della critica dee tener conto delle quistioni anche più piccole, perché sotto le forme più umili traluce sempre il pensiero umano nel suo cammino ascendente. Quelle quistioni, divenute piccole a cinquant'anni di distanza, hanno pure agitato i più nobili spiriti di quel tempo, che ci vedevano con più o meno di coscienza nuovi orizzonti aperti alla scienza ed all'arte. Era in fondo la lotta tra l'idealismo e il realismo, o, come diceva Manzoni, fra l'inventato e l'accaduto, e gli spiriti più elevati e perciò spassionati e conciliativi, si affannavano alla soluzione di questo problema: sviluppare un mondo ideale in un mondo storico.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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