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      Nessuno sa con più abilità trovarti una situazione, e metterla a posto nella variata trama del racconto, e cavarne tutt'i motivi e tutti gli effetti in un dialogo così rapido e così vivace, e talora in brevi discorsi, capolavori d'eloquenza popolare, come sono le parole di Griso a' suoi bravi, o l'arringa del Capitano di giustizia. Una situazione delle più interessanti è quando Ludovico, divenuto padre Cristoforo, chiede perdono al gentiluomo, fratello di colui che ha ucciso.
      È il primo incontro e il primo trionfo dell'uomo ideale, cioè rispondente al mondo religioso e morale del poeta, sopra l'uomo mondano, quale lo ha fatto la storia. I caratteri astratti di questi due mondi in urto sono di qua l'orgoglio, l'amor proprio, di là l'umiltà e la sincera compunzione; di qua il gentiluomo, di là il povero frate; di qua l'uomo del secolo, di là l'uomo del Vangelo, e per dirla con l'energia del poeta, di qua la superba altezza, di là il disonore del Golgota. Queste idee non rimangono nella loro astrattezza, e non compariscono tali, se non nella fine, come la morale del racconto. Ma sono vere forze sotterranee che operano senza coscienza de' personaggi, e determinano l'avvenimento nel suo sviluppo e nella sua crisi. Stando all'apparenza, è il gentiluomo che trionfa. Eccolo lì, in mezzo alla sala, ritto, come un ritratto de' suoi antenati. Gli fa cerchio tutto il casato, gli fa corteggio tutta la nobiltà parata a festa, nelle sue divise storiche. Attendono una soddisfazione dovuta non alla giustizia, ma all'orgoglio di famiglia e di classe.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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