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      Quell'ideale non penetra in tutta la vita di colui che lo vagheggia, rimane idea astratta; così sentiamo anche oggi dire: Patria, Umanità, Virtù - parole che esprimono concetti, in cui non è ancora l'ideale.
      Nel secolo XVIII l'ideale rimane dunque ancora concetto, qualche cosa partorita dall'intelligenza, senza antecedenti storici, tranne che non si voglia considerare come un antecedente quello stato di natura su cui si arzigogolava. Per conseguenza quegli uomini a quel contenuto astratto doveano dare una forma di doppio carattere: astrazione cioè ed esagerazione. Astrazione, perché quello è un concetto che ha delle qualità, ma non corpo, non sentimento, non fede; manca di ciò che costituisce la vita. Esagerazione, perché è un concetto non calato nelle condizioni storiche del tempo e del luogo; non ci sono forme reali, storiche, viventi: rimangono piramidali, colossali, quanto più grandi, tanto meno viventi.
      Darò un esempio per dimostrarvelo, perché l'astrazione ha bisogno di qualche cosa di vivente innanzi per determinarsi. Prendiamo Farinata e Timoleone: l'uno di Dante, l'altro di Alfieri, tutti e due grandi patrioti, in lotta con la vita. Le forme di que' due sono sintetiche, l'analisi non ci è penetrata; e ci sono de' tratti generali che risvegliano accessorii e particolari. Farinata non è un concetto generale, cui il poeta dia un nome e possa chiamarlo: Timoleone. È un uomo vivente che Dante ricordava, di cui aveva sentito parlare, una forma quasi contemporanea al poeta, in cui questi sente se stesso.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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