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      Tratti giganteschi escono dalla bocca di Farinata. Voi vi sentite non innanzi a un'idea, ma ad un uomo, perché ci trovate le condizioni reali, la vita. Quel verso:
     
      Ciò mi tormenta più che questo letto
     
      in bocca a Timoleone sarebbe rettorica. Ma Farinata lo dice innanzi al nipote del suo nemico, sorgendo con l'orgoglio di uomo di grand'animo, in mezzo a circostanze reali, rimanendo immobile e indifferente innanzi al Cavalcanti che apparisce mentre egli parla. In questi versi:
     
      E se, continuando al primo detto,
      Egli han quell'arte, disse, male appresa,
      Ciò mi tormenta più che questo letto:
     
      voi sentite che non ci è astrazione, ma realtà. Timoleone è un concetto del poeta, un concetto di gran cittadino e patriota. Alfieri non rispetta la persona, l'essere vivente che gli sta innanzi. Non si cura di domandargli: - Chi sei? - . Alfieri prende la forma come un pretesto per rappresentare le sue idee. Ecco la differenza essenziale tra la forma dantesca e la neo-dantesca, cioè quella degli scrittori del secolo XVIII che credono riprodurre la prima. Da una parte astrazione, dall'altra essere vivente.
      Ma queste idee, queste qualità astratte concepite astrattamente, bisogna incalorirle, perché il poeta non è il filosofo. Ed Alfieri era poeta, avea sentimento ed immaginazione. Cosa si fa quando avete innanzi un'invitta astrazione, l'essere del vostro intelletto? Gli si dà un calore il quale non nasce da lui in quanto si muove nelle condizioni reali, perché è un essere astratto: è quello un calore comunicato dall'immaginazione del poeta.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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