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      Abbiamo dunque contenuto democratico, libertà, eguaglianza, in forma patrizia, aristocratica: non è l'uomo naturale che rappresentavasi, ma la società detestata. Credo aver fissato i lineamenti generalissimi della letteratura del secolo XVIII. Ideale nuovo che non sa trovare la forma corrispondente, democratico in forma patrizia: il parlare del popolo non lo sentite, eppure tutti parlavano di popolo e scrivevano pel popolo. Tali sono in Italia i lineamenti della letteratura. Maggior progresso si osserva in Francia. Ci era la prosa francese giunta alla sua trasparenza e finezza analitica; la critica era progredita con Diderot che parlava dell'imitazione della natura; Voltaire scriveva con quella prosa evidente che noi non abbiamo ancora. Ed è naturale: la grandezza d'un popolo non s'improvvisa, viene dopo lunga elaborazione. La Francia continuava la sua storia da Rabelais e Montaigne senza interruzione fino a Voltaire. L'Italia cominciava ad avere una letteratura nuova, respingendo la storia di due secoli di servitù e degradazione. Un altro paese cominciava con noi la sua letteratura, parea nelle stesse condizioni nostre. Ne avete già il nome sulle labbra, la Germania. Schiller era contemporaneo di Alfieri, Klopstock pubblicò la Messiade nei primi anni del secolo XVIII. Tutti e due i paesi ricominciavano il loro cammino letterario; ma l'Italia rigettando le sue memorie, le sue tradizioni, accostandosi alla vita europea. La Germania ricominciava il suo cammino, rigettando l'influsso straniero venutole dalla letteratura francese, riattaccandosi alle memorie e tradizioni proprie.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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