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      L'ideale degl'inni collocato nella storia, cade tra gl'interessi, le lotte, le passioni, e sorge profonda opposizione tra lui e tutto ciò che non è lui, che gli è stato messo intorno. Allora egli sorge con contenuto estraneo al di dentro, contrario a lui, e che egli cerca respingere. L'ideale nella sua espressione con la collera, col sarcasmo, con la satira, rappresenta quel sentimento negativo, il desiderio di cacciare l'intruso. - Vi darò un esempio.
      Guardate Dante nel Paradiso, che in parte è un prodotto filosofico, teologico, dommatico. Ebbene, Dante ai suoi tempi vedeva l'ideale cristiano profanato, specialmente da quelli che dovevano esseme i custodi, i tutori, i ministri, specialmente dal papato. È ricevuto Dante alla porta del Paradiso da San Pietro, il quale in mezzo alla beatitudine eterna, si accende di collera vedendo Dante, e gl'intima che tornando in terra gridi contro quella profanazione, ed esclama:
     
      - Il loco mio, il loco mio che vaca - .
     
      La sedia è occupata, ma vaca perché colui che l'occupa è indegno! Quanta nuova vita in quell'ideale, allorché vi penetra la collera contro la profanazione che gli uomini ne hanno fatta!
      Dopo avere spiegato con chiarezza l'ideale immediato e l'ideale pieno di contenuto storico, vediamo come Manzoni sviluppa il suo. Che doveva essere questo? È naturale: essendo ideale di ritorno, non bastava che Manzoni ricostruisse i lineamenti generali dell'ideale cristiano, bisognava si sentisse commosso e si ribellasse contro la profanazione che ne avean fatta gli uomini, contro il vituperio di cui lo aveva coperto il secolo XVIII, il quale si estolleva meritamente su quell'ideale profanato: ci avesse mostrato come esso si sviluppi da quel fango e si affermi.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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