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      Quando scende nella vita reale, e trovasi a contatto colla realtà. Allora comincia a destarsi l'interesse, perché dietro al monastero si affacciano immagini terrene, e la terra penetra là dentro e turba la pace delle immagini celesti. Perciò sono materia interessante di poesia Abelardo ed Eloisa, Adelaide e Comingio, temi fermentati in mezzo a tempi religiosi, e che anche oggi mostrano la loro traccia presentando il contrasto tra la terra e il cielo, l'amore dell'uomo, e l'amore di Dio.
      Manzoni in Ermengarda vuol cogliere questo momento, rappresentare la lotta tra il misticismo e il cuore, tra l'amore profanato nella vita e pur resistente, e il cielo che con pensieri di pace chiama su quella donna e vuol staccarla dalla terra.
      Vediamo in che modo il poeta ha saputo sviluppare questa lotta drammatica nel personaggio di Ermengarda. Dopo aver acquistato un'idea chiara del modo come Manzoni l'ha rappresentata, vedremo sino a che punto egli sia giunto ad incarnare l'ideale che di Ermengarda si aveva formato.
      Ermengarda è un carattere muto. Che vuol dir ciò?
      È una di quelle cose che già eransi rappresentate nella poesia italiana. Dante è il grande creatore di caratteri muti, i quali non esprimono di sé che a pena un lampo, ma un lampo che illumina tutto l'orizzonte della loro vita interiore. Un bello esempio, senza cercarlo nella Eleonora di Goethe e in altre creazioni moderne, è la Pia di Dante:
     
      Ricordati di me che san la Pia;
      Siena mi fé, disfecemi Maremma;
      Salsi colui che inanellata in pria


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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