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      Supponete qui l'immagine sola e che tutto il resto rimanesse freddo, allora si avrebbe uno sconcio ravvicinamento fatto a freddo, sottilizzando, lavorando più con l'intelligenza che con l'immaginazione. Ma qui il poeta stando sotto una possente impressione immediata, questa poesia è così rapida, calda, corrente con tanta uniformità fino all'ultimo sullo stesso tono, che le proporzioni naturali cambiano, il gigante pare naturale.
      Ricorderò que' versi:
     
      Ei sparve, e i dì nell'ozioChiuse in sì breve sponda,
      Segno d'immensa invidiaE di pietá profonda,
      D'inestinguibil odioE d'indomato amor.
     
      Qui il ravvicinamento è così intrinseco alla realtà, ha l'aria così naturale, che pochi di voi ci avranno badato. Qui vedete la statua colossale impicciolirsi esternamente innanzi agli occhi. Quell'uomo tanto operoso, eccolo in ozio: quell'uomo a cui l'Europa pareva piccola e [che] abbracciava coll'immaginazione tutto il mondo, eccolo chiuso in sì breve sponda! Vedetelo nella miseria quell'uomo, ecco il grande caduto. Ebbene ei diventa ancora più grande: vedete come il verso subito ripiglia:
     
      Segno d'immensa invidiaE di pietà profonda.
     
      È di lui che tutti si occupano, egli è ancor grande nell'invidia degli uni e nella pietà degli altri. La grandezza, l'infinito, il maraviglioso, risultano dal ravvicinamento improvviso dello stato di abbiezione al quale quell'uomo sembra ridotto, e dell'impressione grande che ancor produce sul mondo. Non solo qui il maraviglioso è coordinato al sistema di gruppi, ai larghi orizzonti, ma anche al modo di sviluppo particolare.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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