Pagina (189/420)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Chinati i rai fulminei,
      Le braccia al sen conserte...
     
      Qui ogni epiteto, che condensamento di cose presenta, come è pregno di sottintesi! «Al tacito morir d'un giorno inerte»: non è descrizione di un tramonto; quell'uomo che prima finiva il giorno così pieno, in mezzo a tanto frastuomo, a tanti avvenimenti, tra le grida di gloria, vede lì per la prima volta morire il giorno tacitamente: vede il tramonto taciturno di un giorno inerte, mentre non ci era inerzia per lui. Ecco il suo martirio!
     
      Chinati i rai fulminei..
     
      Guardate alla scelta degli epiteti: quegli occhi che fulminavano, ora sono chinati; ci è l'antitesi non cercata, ma propria delle cose.
      Non vi parlo di quell'onda di memorie che lo assale, tutta una battaglia rappresentata per via di sostantivi e di aggettivi: tutto è succo in questa poesia.
      Andiamo ancora un po' innanzi. Quando una poesia è indovinata, tutto è indovinato. Il metro del Cinque Maggio è già italiano, ma ricreato, rifatto dal Manzoni. Che cosa sono queste strofette di sei versi? e in sei versi sempre condensata una serie di avvenimenti che dà l'effetto di un quadro? È il verso alessandrino, il verso francese, il doppio settenario, il verso di quattordici sillabe divenuto italiano e chiamato martelliano. Ma il verso francese si scrive intero e qui è diviso in due. Qual'è la differenza? Il verso alessandrino è stucchevole per la sua uniformità e cantilena e cascaggine; in Italia è riuscito solo nel genere comico, come l'ha usato Goldoni; i Francesi lo adoperano nella poesia seria, anche nell'epopea.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





Cinque Maggio Manzoni Italia Goldoni Francesi