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      D'altra parte il reale storico è l'«avvenuto», ciò che è stato, e questo non perché sia avvenuto è interessante: avviene anche l'insignificante, il frivolo, il prosaico. Non basta dire: - Questo è storico -, perché si possa conchiudere: - Dunque è poetico - . Evidentemente in quello che avviene ci vuole un senso che dia interesse alla realtà. E ciò non solo pel poeta, ma oso dire anche per lo storico. Uno storico, Mommsen per esempio, vi dice proprio tutto quello che avviene? Quando ciò che è avvenuto non ha valore, lo gitta via, presentando sole quelle cose che hanno un interesse storico. Tanto più il poeta, perché è impossibile che possa prendere per punto di partenza dell'interesse poetico semplicemente l'avvenuto.
      C'è dunque del falso tanto nel modo di concepire classico quanto in questo modo di concepire che parte dal reale storico.
      Qui è d'uopo domandare: - Che cosa è per me la produzione artistica? Che dà fuori il poeta in un vero momento d'ispirazione? - .
      Lasciamo da parte le formule. Quando voi camminate e vedete qualche cosa che v'interessa e produce su voi impressione, se il vostro cervello non è artistico, ma filosofico mettiamo, - quella lampada, per esempio, che vi ondeggia innanzi, vi getta come Galileo sulla via di qualche scoperta naturale. Supponiamo che siate artisti, e che vi troviate la sera sotto un cielo nuvoloso, che le nuvole aggruppate presentino forme svariate; voi entrate allora in una specie di rêverie. Che cosa nasce da ciò? La cosa esterna che produce impressione su voi, viene immediatamente riprodotta da voi: il cervello umano genera l'uomo ideale o intellettuale, come l'essere fisico riproduce se stesso.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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