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      Era possibile allora presentare agli Italiani soldati mercenarii, avventurieri, lotte fratricide, senza introdurvi nulla di sentimento patrio?
      Quando una tela, un'azione drammatica espone cose che sono in armonia con la vostra coscienza, voi trovate affermati voi stessi, il vostro modo di sentire e di concepire. Ma quando espone cose in disaccordo con la vostra coscienza, voi vi sentite negati in quell'azione drammatica, e si sviluppa nella poesia ciò che dicesi il sentimento di negazione, da cui scaturiscono la satira, il sarcasmo, l'ironia che esiste così pronunziata ne' poeti del secolo XVIII, in Parini, in Alfieri per esempio.
      Manzoni si propone di escludere dal dramma tutte le sue emozioni, di lasciar parlare solo i suoi attori, quantunque di rimpetto a quella vita ei dovesse sentir negato se stesso, come doveva avere questo sentimento di negazione tutto il popolo italiano. Ma nel dramma non ce lo trovate, perché Manzoni qui ha operato da critico e non ha sentito che dovea metterci parte di sé e dei sentimenti contemporanei. Però a un tratto, quando quella vita di uomini mercenari, di soldati venturieri, all'ultimo si presenta come battaglia, quando si vede spicciare il sangue, quando insomma quella vita ignobile giunge all'estrema punta, allora i sentimenti contemporanei a Manzoni scoppiano e viene il Coro. Manzoni getta via la trama storica e si mette di rincontro ai fatti e li giudica. Il Coro è lui, lui che rappresenta il popolo contemporaneo. Accade qualche cosa di meraviglioso: quest'uomo che ha voluto produrre un dramma secondo i principii critici e non ci ha saputo inspirare vita, ora che si mette a guardare i fatti, vi crea una nuova lirica, la lirica drammatica.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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