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      Ma quando Manzoni scrive il romanzo, invece di porne la base in un fatto storico, persuaso com'è che questa base impedisce lo sviluppo dell'ideale, anzi schiaccia e strozza tutti gl'ideali possibili che vi s'introducono, prende per base della composizione un fatto inventato, di pura immaginazione. La storia che nella tragedia era parte essenziale, qui diviene accessorio. È uno di quei cambiamenti radicali che annunziano il progresso dell'ingegno.
      Dunque, il fondamento del romanzo è un fatto inventato, Renzo e Lucia. Intorno si sviluppa tutto il suo mondo cristiano, e compariscono don Abbondio, padre Cristoforo, l'Innominato, Federico Borromeo. Tutto questo mondo ideale, d'immaginazione, lo prende e l'immerge nel secolo XVII, e la storia non è altro che le opinioni, i costumi, i pregiudizi, le tendenze particolari di quel tempo, che servono a dare all'ideale il finito, il contorno che invano cercate nell'Adelchi.
      Ecco così felicemente risoluto il problema mercé il cambiamento di meccanismo. La storia non è più impedimento, è l'accessorio, le pieghe, o (per adoperare una brutta parola venuta dal francese, ma molto usata comunemente) la «realizzazione» del fatto principale inventato.
      Compiuta questa felice novità, Manzoni è più libero ne' punti principali della composizione, non ha più bisogno di sforzare la storia: non ha più innanzi un ideale negativo incapace di penetrare nel materiale storico dato precedentemente; ma un ideale che si sviluppa in tutta la sua libertà.
      Resta ora da esaminare: 1° il fatto inventato da Manzoni, 2° il mondo morale e cristiano sul quale si appoggia quel fatto, 3° le condizioni storiche in cui quell'ideale è calato e realizzato.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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