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      Vuol dare a credere ai lettori, cancellando ogni preoccupazione di un mondo artistico, che egli non intende far altro che raccontare una storia, tratta da un manoscritto e solo rammodernata. Se ciò fosse fatto come fa l'Ariosto, il Pulci, il Berni, il Boiardo, per seguire le antiche tradizioni, abbandonandosi insieme ai capricci dell'immaginazione, non porterebbe conseguenza.
      Ma no, il poeta concepisce questo seriamente, e vuole ispirare nel lettore non solo un interesse poetico, ma anche storico; vuole persuadergli che ciò che egli dice sia non solo possibile, verosimile, ma avvenuto. Questo è ciò che dico «mondo intenzionale» di Manzoni, corrispondente cioè alla intenzione o alle intenzioni dello scrittore; il mondo effettivo è quello che è uscito dal suo cervello, astraendo dalle intenzioni avute.
      In che modo l'autore ha voluto ispirarci quel sentimento dell'avvenuto, del positivo, sì che il suo mondo ideale sia un semplice strumento per farci conoscere il secolo XVII?
      Finora s'è servito di questo mezzo: ha preso un grande avvenimento storico, e l'ha rappresentato da storico, gettandavi dentro qualche episodio poetico. Così ha immaginato il Carmagnola e l'Adelchi. Ora ammaestrato dall'esperienza, tiene il metodo contrario: l'ideale che là è episodio, qui è divenuto concezione, cioè nodo, fondamento, centro. Dove dunque è il mondo positivo? L'autore ha forse immaginato episodii storici e mescolatili a quella concezione? Di questi episodii ve n'è appena qualcuno e legato intimamente con la concezione, sicché in luogo di chiamarsi episodio, è parte integrante della totalità: per esempio la monacazione forzata di Gertrude.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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