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      Don Abbondio è il beniamino di Manzoni, è il solo personaggio che comparisce sempre; gli altri, eccetto Renzo e Lucia, scompariscono presto.
      Questa predilezione non è predilezione del creatore verso la sua creatura più corrispondente al suo genio, ma è corrispondenza verso quella classe di persone che domina nel romanzo. L'autore sceglie questi caratteri spontanei, poco complicati; e quel che gli piace è di analizzare e di trovare in tutti un mondo interiore, in quelle basse classi dove le impressioni sono subitanee, - basso mondo dispregiato dal nobile volgo. Per Manzoni al contrario sono i suoi prediletti gli uomini di quella classe; sono parti principali del romanzo, e lo vedete far la storia di villani come Agnese, Lucia e Renzo, e far di costui un personaggio nuovo popolare; e giunge così ad una rappresentazione che si può chiamare nuova, la rappresentazione del popolo come popolo, ossia come essere collettivo. In tutta la nostra letteratura c'è qualche lampo di questo; ma voi vi ricordate nell'insurrezione di Milano tutto quel popolo che ha per centro Renzo: ebbene, in quella scena v'è appunto la rappresentazione della moltitudine.
      Fuori di questo gruppo ve n'ha altri due che sono gruppi ideali, e che rappresentano un mondo ideale come era concepito dal Manzoni. Essi stanno a fronte: l'uno nega, e l'altro con la stessa risolutezza afferma quell'ideale negato dal primo. Alla testa del primo gruppo sta don Rodrigo da una parte, e dall'altra il padre Cristoforo: è questa, signori, la prima opposizione, don Rodrigo e il padre Cristoforo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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