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      .. - Farmi vincere da un frate! - pensò don Rodrigo.
      Egli dunque non ha passione alcuna per Lucia; è il solo puntiglio che lo spinge fino al punto di spedire de' bravi per farla rapire. Egli non riesce nel suo intento, e confidando in seguito il tutto al conte Attilio, questi per mezzo del Conte zio, membro del Consiglio Segreto, fa allontanare il padre Cristoforo dal convento di Pescarenico. E dopo che Lucia s'è rifugiata a Monza, egli va a chiedere il potente ajuto dell'Innominato. In tutto questo voi vedete dunque il puntiglio che muove la condotta frivola di don Rodrigo.
      Or l'ideale di don Rodrigo è vero; Manzoni ha dipinto il nobile còlto nella decadenza del Medio Evo: esso non è il barone feudale alla testa di servi della gleba; don Rodrigo non ha importanza nella vita. Ma è anche questo aver voluto rimpicciolire i motivi intemi di don Rodrigo, che produce lo scopo di renderlo sopportabile; perché al contrario darebbe spettacolo ributtante. Il Manzoni gli dà così un passaporto nell'animo vostro, rappresentandolo com'è veramente. Ma come creazione artistica il don Rodrigo è poco, perché è poco analizzato; egli è tutto al di fuori, appena c'è un momento in cui parla solo; non c'è quello sguardo scrutatore del Manzoni che scende nel fondo delle cose. Ma perché il Manzoni si arresta innanzi a questo personaggio?
      Si arresta per uno scopo artistico: Manzoni ha capito che se volesse guardar troppo addentro al frivolo, caverebbe il riso dimostrando gli effetti odiosi provenienti dal frivolo di questa esistenza così terribile al di fuori.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Primo) Alessandro Manzoni
di Francesco De Sanctis
pagine 420

   





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