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      Sono i dubbi e i tentativi d'uno spirito che in quella confusione di romanticismo e classicismo cerca una via sua. C'è del falso in quella critica, ma la dote di colui che ha vero ingegno, è che quando vero e falso son prodotto del suo cervello, l'uno e l'altro diventano stimoli e aiuti alla sua produzione. Cosí avvenne a Dante, a Tasso, cosí è avvenuto a Manzoni.
      Que' giudizi, quelle opinioni non interamente veri, ma venuti dal suo cervello, lo seguono, lo investono, nol lasciano acquetare in una forma, lo spingono da una in un'altra finché non si sente realizzato ed esaurito.
      La storia interna di Manzoni è la storia di questo contrasto tra il vero ed il falso, dagli Inni alla Tragedia, dalla Tragedia al Romanzo.
      È in lui lo storico: storico d'opposizione, perché in quel momento di reazione generale non poteva accettare storie italiane dettate con preconcetti, quantunque in favore della libertá e del patriottismo. Gli pareva questo un falsificare la storia, mentre lo storico deve, senza giudizii anticipati, seguire il cammino de' fatti. Benché la tendenza reazionaria traluca nelle linee di quegli scritti, e ci si veda ancora il desiderio di dare una smentita agli storici anteriori, dal Machiavelli al Sismondi, pure vi si trova la tendenza ad una grande imparzialità, per cui se dá torto al re Longobardo, non dá ragione a Carlomagno.
      C'è l'artista. Dico a disegno artista e non poeta. L'anno scorso ebbi tra le tante una lettera di un tale che mi chiedeva conto di questa differenza.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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