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      [Roma, 7 e 8 dicembre 1872.]
     
     
     
      II
     
      TOMMASO GROSSI
     
      Seconda lezione del prof. Francesco De Sanctis.
     
      Intorno al Manzoni si formò una nuova critica letteraria, la quale non avea piú per fondamento una semplice opposizione al classicismo, ma si chiamò critica romantica. Il caposcuola, come suole avvenire, era piú temperato, meno sistematico, ed anche piú disposto, nella lotta, a tenersi nei limiti della gentilezza e della benevolenza, a riconoscere i meriti de' suoi avversari. Chi legge i suoi lavori critici, ci vedrá una leggera ironia, ma non scompagnata mai da grazia e da gentilezza. Perciò Manzoni, quantunque in un campo opposto, fu molto amato dall'autore de' Sepolcri, allora esule in Londra, e stimato dal rappresentante della scuola contraria, Vincenzo Monti, che con Alfieri era stato il suo modello di poesia nella gioventú. Quando Monti sparve dalla scena, accompagnato da fiere censure per la fiacchezza della sua condotta, tanto che Pietro Giordani dové fare una specie di apologia del suo amico, Manzoni scrisse quattro versi rimasti come epigrafe delle opere del Monti, dettati piuttosto dal cuore che dai senno e non ratificati dalla posterità:
     
      Salve, o divino, a cui largí naturaIl cor di Dante e del suo duca il canto! ecc.
     
      Come vedemmo, Manzoni dette l'avviamento in Italia a quella che diciamo letteratura moderna; ma ciò non bastava agli scolari, a que' giovani lombardi che avevano le stesse tendenze. E siccome allora i fratelli Schlegel destavano rumore in Germania, e giunsero anche in Italia mercé la traduzione del Gherardini, e tutto era romantico, la scuola oltrepassò il maestro e mise fuori un complesso d'idee che si chiamò romanticismo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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