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      In Francesca c'è il sentimento dell'inferno e l'amore per un dannato, il tormento della pena e la dolcezza del trovarsi con l'amante. S'ella dicesse semplicemente: son contenta nell'inferno perché sto abbracciata con Paolo, ciò urterebbe il lettore, trattandosi di uno di que' sentimenti che una donna appena può lasciare intravedere, che non rivela interamente nemmeno a sé stessa. E ciò è stato divinamente rappresentato da Dante che comprende la natura e la vita:
     
      Questi che mai da me non fia diviso,
      La bocca mi baciò tutto tremante.
     
      Voi non sapete s'è gioia o rimorso: è quel non so che di vago, d'indefinito ch'è nella donna, quando nel suo cuore c'è lotta, ed il pudore impedisce che chiaramente si esprima.
      Ho citato Zerbino ed Isabella. Ricordate che, mentre Zerbino sta morendo, Isabella è prostrata su lui: vinta dalla disperazione, giura di voler morire anche lei:
     
      Non sí tosto vedrò chiudervi gli occhi,
      O che mi ucciderá il dolore interno,
      O, se quel non può tanto, io vi promettoCon questa spada oggi passarmi il petto.
     
      E Zerbino, rinforzando la voce, la sconsiglia:
     
      E, se comandar posso, io ve 'l comando,
      Che, fin che piaccia a Dio, restiate viva;
      Né mai per caso pognate in obblio,
      Che quanto amar si può, v'abbia amato io.
     
      Vuole che resti viva, ma che si ricordi di lui. Muore disperato non perché sente che deve andare all'inferno, ma perché lascia la donna lí, in una selva, alla ventura:
     
      Che se in sicura parte m'accadevaFinir della mia vita l'ultima ora,
      Lieto e contento e fortunato appienoMorto sarei, poi ch'io vi moro in seno.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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