Pagina (65/590)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Ahi la vita che a vivere m'avanzaDunque fia sempre uno sperar conforto,
      E un provar sempre falsa la speranza?
      Cosí fa la mia nave un lungo e tortoViaggio, fuor della comune usanza,
      Per tempestoso mar che non ha porto.
     
      Comprendete come un uomo che si esprime a questo modo, pensa piú a Dante e Petrarca - de' quali trovate qui le reminiscenze - che ad esprimere i suoi sentimenti.
      Vi dirò ora d'un altro scrittore, ricco signore abruzzese, assai colto, molto versato nel latino e nell'italiano, gran brav'uomo che io ho conosciuto da vicino, Emidio Cappelli. Ho qui un suo sonetto. Egli è innamorato, fa una preghiera alla sua donna perché lo consolasse. Vi aspettate che riveli i suoi dolori, la sua passione, scongiuri la donna ad avere pietá.
      Diciamo ancora per reminiscenza pagana: gli strali di amore. Qui sono veri strali che la donna scaglia addosso all'autore, egli spiccia sangue dal cuore mentre la fronte impallidisce e suda. Dopo aver rappresentato a questo modo l'effetto degli strali, come se non bastasse questa forma plastica, ricorre ad un'altra. Si usa dire all'amata: voi m'avete incatenato. Qui le catene diventano reali, egli vi si dibatte e prega lei di slegarlo. Del resto, sono anche bei versi; ma notate il modo falso di concepire e di sentire:
     
      Questi che a mille a mille in me tu scocchiStrali d'amor battuti all'aspre incudi,
      (Volgi, nemica mia, volgi a me gli occhi,
      Cessa per poco da' tuoi fieri ludi),
     
      Vedi come m'han concio, e qual mi fiocchiSul sen tempesta, e su gli omeri ignudi;


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Dante Petrarca Emidio Cappelli Volgi