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      Ve' come il sangue dal mio cor trabocchi,
      Come la fronte impallidisca e sudi.
     
      Deh! a me ti volgi al fin, di me ti caglia;
      Vedi che polsi giá mi sega e bracciaDi tua catena la ritorta maglia.
     
      Deh! alquanto almeno per pietá mi slaccia,
      O ch'io giá spiro: vinta hai la battaglia;
      Trïonfa, e dietro al tuo carro mi allaccia.
     
      Reminiscenze mitologiche, come quegli strali d'amor e le incudi di Vulcano, linguaggio petrarchesco, come quel nemica mia; ecco il modo come i classici rappresentavano quest'altro sentimento.
      Passiamo ora a quell'ingegno eminente sugli altri, e che se fosse vivuto in migliore ambiente, con altra educazione, forse avrebbe prodotto ben altro, Maria Giuseppa Guacci. - Era il centro della coltura napoletana, nell'Iride anzitutto trovate il suo nome: era ritenuta il miglior poeta lirico di Napoli, fece sonetti e canzoni alla classica, oggi dimenticati. C'è, tra l'altre, una canzone Alla luce. Non vi può essere soggetto piú bello per un poeta; ma appunto qui tutte le idee che la luce può destare in capo a' poeti spariscono, e rimane un'esposizione di cose scientifiche. Altra poesia è la Vita umana. Quale splendido soggetto di poesia, la vita umana dal bamboletto al grand'uomo!
      Vediamo, per esempio, il bamboletto. Volete ricantare il luogo comune del bimbo ridente, lieto, quasi angioletto, atto piú d'ogni altro a cantar le lodi di Dio? Se si vuol far cosa poetica, bisogna cogliere la vita in que' momenti fuggevoli, rappresentare quel bimbo, sopra tutto mettergli la madre accanto.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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