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      Quando, secondo il Baldacchini, è ben corrotto, torna in patria, credendo che il cielo d'Italia non abbia piú influenza su lui; perché, come sapete, si credé una volta che il cielo d'Italia fosse classico e quello del settentrione romantico. Vanini trova la madre morente, morente da cristiana, e ciò produce in lui tale impressione che si converte. Comprende che ha bisogno di studiare, di rifarsi da capo, va a Roma, studia con tanto ardore che muore.
      Come vedete, Claudio Vanini ci sta per cerimonia; la parte viva del racconto è una forma tolta da Byron, un Byron fatto classico, nella quale Baldacchini espone i suoi sentimenti, le sue idee sull'arte in risposta a' romantici, non volendo svilupparle in forma didascalica, o mercé simboli, come aveva fatto il Manna.
      Qual è il momento scelto per rappresentare Claudio Vanini? È forse il momento drammatico, quando in lui sorge un uomo nuovo che combatte l'antico, sotto le impressioni che riceve rivedendo la patria, la famiglia, la madre? In questo caso avreste un lavoro drammatico come la confessione dell'Innominato, cosí altamente poetica, perché ci è lotta tra le idee nuove e l'uomo antico. Ma il Baldacchini piglia il Claudio Vanini quando la lotta è finita ed egli è convertito, quando quella vita poetica è dimenticata, o ricordata per essere maledetta, ed il passato è guardato dal punto di vista del convertito, e, come direbbe il Leopardi, con occhi mutati. Che specie di poesia può nascere da questa situazione? Se fosse drammatica, saremmo nella via tenuta dal Byron col Manfredo, col Corsaro: invece è il passato che si confessa quasi innanzi al convertito, e questi lo giudica senza trovare le passioni e i motivi che lo han generato, e nemmeno con passioni e motivi nuovi, perché cosí avremmo pure qualche cosa di poetico, come le Confessioni di Rousseau.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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