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      Quando Byron fu letto in Calabria, que' giovani avevano innanzi agli occhi quel contenuto.
      La Calabria, che per me è terra di grandi speranze, dove la natura è ancor primitiva e l'uomo ancor forte, appena in principio di trasformazione sotto la mano dell'uomo civile come le Romagne; serbava fresche le tradizioni di un popolo forte: eran vive le persone che avevano assistito a que' fatti che, narrati ai giovani, accendevano le loro immaginazioni. C'è un fondo vivo e reale in quelle poesie, tutte le passioni nell'impeto naturale, come tra gli uomini quasi ancora selvaggi, avvicendati vendetta e perdono, generositá ed assassinio; sono di fronte il brigante e l'uomo coraggioso che l'attacca, l'amore e la gelosia giungono all'estrema punta. Tutte le passioni, che nelle cittá sono temperate dalla mitezza dei costumi, fervono lí ancora intatte. In questo fondo comune a quella che egli chiamò terra de' briganti, Domenico Mauro cercò ispirazione. Era il mondo di Byron, insieme con una natura altamente poetica, la foresta, - la Sila - le spelonche, i monti e le valli, furiosi temporali avvicendati con cielo sereno e sorridente, villaggi con chiesette e conventi e ville e giardini.
      In questo contenuto la quiete classica sparisce, ci avete tutte le agitazioni dell'animo, non spuntate come nel Baldacchini, anzi aguzzate come nel Byron. Nel contenuto è inferno e paradiso, il bello ed il brutto spinto fino al laido, dolore e gioia, riso e pianto; nella forma sparisce ogni ombra di maniera classica, è come viene dalle vive impressioni: accanto al tragico e al solenne apparisce il grottesco, e tutti questi elementi sono insieme contemperati, perché rispondono ad impressioni sincere.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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