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      I poveri poeti allora non potevano scrivere che in morte di qualcuno. Ed il Campagna scrive. Che immagina? Il Piazzi giovinetto non sapeva che via pigliare. La poesia? Gli piaceva tanto, ma non era tempo da poeti. Astrea
     
      .....che col braccio invittoIn sua bilancia pone
      L'obbligo a l'un de' canti, a l'altro il dritto?
     
      Ma il tempo della giustizia non era ancora venuto.
      Finalmente, stando cosí irresoluto, comparisce una donna, l'Astronomia, uno dei soliti simboli della poesia classica di allora:
     
      Grave la destra aveaDi lenti, a spiar preste il ciel superno.
      Ne la manca stringeaUn compasso, e quel forse onde l'Eterno
      S'armň nel gran momentoChe disegnň le vie del firmamento.
     
      Sorridete all'immagine di quella donna armata di lenti e compassi? Vedete come cambia il gusto. La poesia fu letta in un'accademia, e proprio a questo punto si udí una generale battuta di mani.
      In un altro sonetto espone le idee estetiche e filosofiche in voga, e comincia:
     
      Un desiderio acceso il cor mi pungeDi seguitar quell'ideal modello,
      In cui mirabilmente si congiungeL'eterno vero a l'infinito bello.
     
      I concetti sono espressi con chiarezza; ma si vede un uomo che ragiona in versi, non un poeta.
      Il lavoro del Campagna che fece maggiore impressione, fu quello che pronunziň quando vennero gli scienziati italiani a Napoli nel VII Congresso, che fu precursore della rivoluzione. Ferdinando II, cedendo al movimento liberale irresistibile, dové consentire alla riunione degli scienziati. Gli studenti, pieni d'entusiasmo stavano a sentire l'Orioli che diceva loro: bisogna andare adagio, l'idea č come il sole, indora prima le sommitá. Ed il Campagna scrisse delle ottave, intitolate Scienza ed arte:


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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