Pagina (107/590)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Anche qui, l'ideale calato nella vita, agitato tra contraddizioni, si mostra all'ultimo come sole fra le nubi. Nell'Abate Gioacchino la donna colpevole e l'uomo colpevole finiscono nella penitenza che li prepara a vita migliore. Alla fine dell'Errico, la tradita perdona alla sua nemica, perché Dio abbia compassione del suo figliuoletto, immagine cristiana e pietosa che tempera tutta quella serie di orrori.
      Il Padula ha preso questo ideale e lo ha ancora di piś idealizzato, ha tolto le contraddizioni della vita terrena, e quello che nella scuola lombarda č lo sfondo, la fine, diviene nella sua concezione il centro, il protagonista. Eugenia č Laura, č Beatrice, č Ermengarda, non passata ancora attraverso la vita, ma rimasa nell'ingenuitį della fanciullezza. Č una giovinetta nata nel monastero: la sua nascita č involta nel mistero, ed č cresciuta fra le suore fino all'etį di quattordici anni, quando la ragione comincia a manifestarsi, la natura a svilupparsi, a far sentire i suoi pungoli, e la curiositį si sveglia. A questo punto comincia la novella, e da questa concezione nascono situazioni originali.
      La fanciulla si domanda per la prima volta: chi č mio padre? chi č mia madre? donde vengo? come son qui? Ne chiede all'amica Teresa, e Teresa alza le spalle e la manda dalla Badessa, buona madre, piena di fervore e di spirito cristiano. Eugenia volge alla Badessa quelle interrogazioni che danno a lei una cara tinta d'innocenza e d'ingenuitį. - Tu vieni dal ciclo, le dice la Badessa, come rispondono nei paeselli le madri ai loro fanciulli un po' curiosi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Abate Gioacchino Errico Dio Padula Laura Beatrice Ermengarda Teresa Teresa Badessa Badessa Badessa