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      - Figliuolo quasi del Malpica fu il Valentini, che ebbe appena un anno di voga: in lui quella specie di secentismo finisce col ridicolo, per l'eccesso a cui è portata la forma. Vuol dire che negli affanni l'uomo è assediato da fantasmi e pensieri, e dice che quelli brulicano nel cervello come vermi nel cacio. Non ho potuto mai dimenticare un brano in cui voleva rappresentare l'amore, un amore spinto all'ultimo estremo. Diceva presso a poco cosí:
      T'amo, o cara, fino al coltello, fino a squarciarti il seno e cibarmi dei tuoi visceri beati. Che dissi? Ohimè! perdono, o carne battezzata! - .
      In questi eccessi che vi fan ridere, finiva con dispregio il romanticismo.
      C'era un giovane, che faceva brevi apparizioni in Napoli e poi scompariva, e di tratto in tratto, per gentilezza, dava qualche frammento di sue poesie. Viaggiava in Oriente, a Parigi, a Londra. Componeva e cercava seriamente una forma piú alta della classica e di quella della scuola lombarda. Parlo di Pasquale De Virgilii. Quando credè giunto il momento, pubblicò i suoi scritti e non fece nessuna impressione in Napoli, solo i classici stimarono strane quelle cose. Invece sorse una critica seria ed animata in Toscana e Lombardia. Egli, non contento, cercò per altra via la gloria, e come molti in Italia aspettano gloria da' giudizi degli stranieri, fece giungere qui uno scritto molto benevolo di quel brav'uomo che è Marco Monnier, poi un altro stampato nella Revue des deux mondes, in cui gli si facevano grandi lodi. Poi fu la volta di Victor Hugo, il quale disse parergli sentire in quelle pagine le vieux souffe de Dante.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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