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      Il terzo carattere sta in ciò, che il protagonista non è piú semplice come lo voleva la scuola classica, ma analizzato, duplicato. Mi spiego. Otello è protagonista incompiuto, della vendetta rappresenta una sola parte; ma c'è un'altra parte odiosa della vendetta stessa, l'insidia, la furberia, l'inganno. Shakspeare ha cosí duplicato il protagonista, accanto ad Otello ha messo Jago; ed il De Virgilii ha detto: invece d'un solo protagonista posso pigliarne due, tre, anche piú, e far sí che il lettore - giacché i suoi drammi non sono rappresentabili - possa unificarli e comporne un protagonista ideale. Cosí di que' drammi, che sono tanti mondi poetici, non ha preso che caratteri superficiali, con cui crede costruire ciò che chiama il nuovo dramma storico.
      Prendiamo ad esempio il Masaniello. È tutto il fatto storico, dal principio all'ultimo, e siccome ogni episodio diventa azione sviluppata, cosí il dramma è successione di quadri storici; novitá che ora mi si dice riprodotta dal Cossa nel suo Plauto. Invece di un'azione drammatica unica, con i suoi antecedenti e conseguenti, sono tanti quadri, ciascuno corrispondente ad un fatto storico. Ed è azione per masse, se m'è lecito dir cosí - carattere di Shakspeare esagerato, portato fino all'assurdo; - l'azione che procede per impeto di popolo, il quale sta nel palcoscenico, mentre i pochi che lo reggono rimangono nell'ombra. Invece Shakspeare non presenta il popolo che in certi momenti eccezionali, terribili. Questa ragione e la sterminata lunghezza fan sí che il Masaniello non si possa rappresentare.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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