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      - Il concetto è serio, e non manca di originalitá. Arnoldo rappresenta l'umanitá, il suo destino lo trova non in qualche cosa di esterno o di divino, ma nella sua coscienza. Accanto c'è tutto un progresso che dal dubbio, dalla bestemmia di Byron, nobilitandosi e purificandosi, giunge fino alla trasformazione dell'oriente, fino alla riconciliazione di quella terra ove ebbe culla la civiltá, con l'occidente: ed è questa l'ultima aspirazione del libro.
      Sono tre parti. Nella prima è l'uomo di Byron, nella seconda l'oriente che si trasforma a contatto della civiltá occidentale, nella terza l'avvenire dell'umanitá, amore, concordia, il regno della pace di Dante, l'utopia di Campanella.
      Vico aveva detto che la storia è un corso e ricorso, si ripete. Quando si crede il mondo rinnovato, si svolgono avvenimenti giá altra volta veduti.
      Poi venne la teoria del progresso, si disse: no, la storia è una linea retta che va sempre innanzi, una continua corrente verso l'ideale. Dov'è la veritá? - Nella storia è ripetizione e progresso. C'è un centro che si chiama ideale o spirito di un secolo, d'un'epoca, il quale sviluppandosi forma un circolo. Che cosa sono questi circoli di Vico? L'aristocrazia finisce e segue la monarchia, poi è la democrazia, poi si torna da capo, lotte d'interessi, di passioni, di sentimenti che producono que' movimenti alterni per cui la storia pare ripetizione. Vico dice il vero, i circoli tornano; ma si muta il centro, lo spirito, che ha la forza di costituire nuovi circoli, è coscienza piú illuminata, è spirito piú riflessivo e produce il progresso.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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