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      Sono antecedenti prosaici, e null'altro.
      E dopo? Dopo se avesse potuto avere la libertá di spirito necessaria, avrebbe compreso che non bastava lamentarsi o, se volete, bastava una strofa pei lamenti. Invece abbiamo, e per quasi mezza la poesia, una ripetizione querula di quel concetto: et seges est ubi Troja fuit; dove fu la Magna Grecia sono maremme e febbri; concetto ripetuto in mille guise, lamenti cui manca serio contenuto. Quale contenuto? Niccola Sole non aveva libertá sufficiente di spirito per immergersi nelle memorie al punto di domandare: perché quelle ricche cittá ruinarono? Come avvenne la mutazione? Colpa degli uomini o colpa del tempo? È naturale che un animo libero e preso d'amor di patria avrebbe subito trovato in quella sterilitá il segreto della decadenza, gli sarebbe apparso innanzi il feudalismo, la monarchia, il vicereame. Ma avrebbe toccate tante ragioni, tante memorie che, nel 1846, un uomo il quale non avesse voluto romperla col suolo nativo ed andar via, non poteva trattare liberamente.
      Esaminiamo piuttosto la ricostruzione d'una civiltá che brillò la prima volta ne' luoghi ove navigava il poeta. Qui nomi e forme, da una parte Caronte ed Archita, dall'altra Orazio ed Ocello, qui portici ed oracoli e le scuole pitagoriche, lá Apollo, Venere, Ercole, le Nereidi; nomi e forme che balzano innanzi all'immaginazione senza legame, stelle senza cielo. Quando manca il cielo alle stelle, quando manca lo spazio in cui tutto quello faccia unitá, si aggruppi, avete lampi sparsi qua e lá, ma che non presenteranno mai immagine d'un mondo unito ed organico.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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