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      Nondimeno egli tiene conto delle mutate condizioni, altrimenti sarebbe un volgare utopista. Si accorge che l'Italia non è piú quella del secolo XVI, che c'è giá il sentimento nazionale, che la Chiesa è decaduta. Se la sua idea è antica, il disegno è nuovo; tenendo conto di nuovi fatti, cerca raggiungere l'antico scopo con nuovi mezzi. Riformare la Chiesa in modo che sia riverita e rispettata, fare del papato non un ostacolo all'indipendenza ed alla libertá, ma una leva, sí che entrambe si aiutino, conciliare i nuovi fatti con gli antichi fini, ecco il problema che si propone Rosmini; quel problema che oggi diciamo della conciliazione. - Vediamolo ora por mano all'opera.
      Base è la riforma della chiesa, la quale com'è non può andare. Ciò che in Manzoni era vaga idea, in Rosmini piglia corpo, si applica alla societá vivente. Ma prima della riforma, in quell'anima pia e religiosa sorge uno scrupolo. Riformare! Ma significa che nella chiesa c'è qualcosa di cattivo ed è permesso ad un cattolico dirlo? Non è temeritá se la Chiesa è da Dio? E premette un capitolo, quasi introduzione, importante perché fa comprendere lo spirito con cui è concepita la riforma. - Perché no? egli si dice.
      I santi Padri, i piú grandi mistici del Medio evo, santa Caterina, santa Teresa sono illustri per aver tuonato contro que' mali con la stessa eloquenza con cui Dante li flagellava in poesia. Parecchi papi non riconobbero, non tentarono far sparire que' mali, specialmente Paolo III? Che sono i Concilii se non riforme della chiesa?


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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