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      Dunque, non č temeritá seguire l'esempio di tanti illustri, io non esco dall'ortodossia. -
      Ma Rosmini č filosofo, non si contenta di questi esempi, e se per cautela ogni cosa che dice la circonda di testi di santi padri, di teologi, di scolastici per darle efficacia, si domanda poi: č permesso credere che nella Chiesa ci sono vizii o, come dice lui, piaghe? E qui per difendere la sua ortodossia e dimostrare che i suoi concetti non sono eretici, delinea una filosofia della storia in poche parole.
      Se guardate come procede l'umanitá, vedete due periodi nella vita di tutte le societá umane, un periodo di marcia, uno di stazione; nel primo una societá si organizza, cammina; nell'altro, raggiunta l'idea che le ha dato la spinta, quella societá si riposa. Il quale riposo a poco a poco, diviene stagnazione, una nuova idea non si affaccia, pure la vita č necessaria: ecco succedere la crisi, la dissoluzione, l'idea che ha dominato fino allora č combattuta nei suoi eccessi, ne nasce una nuova e perciň altro organismo, altro cammino e poi nuovamente sosta e dissoluzione.
      Ora, dice il Rosmini, la Chiesa anch'essa ha la sua storia fatta da uomini, e gli uomini hanno le loro debolezze: questa storia nella parte umana soggiace a tutte le modificazioni cui soggiacciono le altre storie. Essenzialmente, č istituzione divina, serba il divino disegno con cui fu concepita. Č dunque sempre la stessa nella sua essenza, ha l'assistenza continua del cielo, ha l'immortalitá. Le societá umane sorgono, si sviluppano, periscono: la Chiesa non puň perire perché non puň perire il pensiero divino.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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