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      Eppure vi ho citato uno dei brani piú belli.
      Inutile dire che se nell'esprimere i mali, Rosmini è rispettoso e guardingo, nell'indicare i rimedi è avviluppato, confuso, come uno che stia fra le spine, che non può dir chiaro il suo pensiero, in mezzo a tanti interessi cozzanti.
      Ma, lasciamo lo scrittore e guardiamo il riformatore. Cinque piaghe! Perché non otto, non dieci? Bene, mettendo questo da parte, per farvi gustare il Rosmini voglio indicare la vera piaga della Chiesa, quella che è fondamento e principio di tutte le altre. Non farò che premettere quello che l'autore scrive all'ultimo, come conchiusione, per non farvi rimanere in mezzo a mille minuterie de' particolari.
      Questa piaga, additata sin dai tempi di Dante e di Santa Caterina, che ha avuto eco ne' secoli successivi, oggetto di molti provvedimenti dei governi quando essi ne hanno avuto occasione, venuta fino a noi nel verso di Dante:
     
      In che veste avarizia il suo soverchio,
     
      è la mondanitá. La Chiesa è in essenza spirito, il temporale non le appartiene; però fin dal medio evo essa entrò nel temporale come potere feudale laico, fé servire lo spirito al corpo, lo spirituale a fini materiali. Rosmini analizza questa idea e le dá una forma storica.
      C'è una grande idea - egli dice - che appartiene alla Chiesa, l'unitá organica, la societá considerata come un tutto vivente. E ce n'è un'altra che appartiene alla societá laica; l'individualismo, l'uomo libero e padrone di sé. Gli storici affermano che i germani portarono questa seconda idea nelle societá che essi invasero, e gli scrittori tedeschi vantano che la loro nazione oppose al cesarismo, al potere collettivo, il principio d'individualismo, secondo cui i barbari si ordinarono, creando il signore con i suoi vassalli intorno, stabilendo la societá feudale.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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