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      Col voler diroccare ciò che sta sopra - egli dice - e stabilire una forte democrazia, togliesi ogni freno al movimento: andremo di rivoluzione in rivoluzione. Dobbiamo edificare una diga contro la piena. Non si può ricreare la nobiltá e il clero caduti sotto la Rivoluzione francese; ma si può trovare qualche altro freno al potere popolare. Innanzi tutto il sovrano sia di diritto divino, non piú il primo magistrato d'un popolo: avendo le sue prerogative da Dio, ha diritto di essere rappresentato e di nominare parte de' deputati. - Esiste una profonda disuguaglianza di fortune nella societá. Ciò che sembra difetto da essere corretto, diventa pel nostro filosofo base della costituzione. Divide il corpo elettorale in tre classi: grandi proprietari, piccoli proprietari, nullatenenti, tra i quali ultimi sarebbero compresi anche coloro che avessero coltura ed ingegno, ma non quattrini a sufficienza. I collegi elettorali dovrebbero costituirsi secondo le proprietá. Per esempio, un collegio elettorale dovrebbe rappresentare un milione di capitale e quindi essere costituito da un solo, proprietario di un milione; un altro da tre o quattro persone e cosí man mano fino all'unione di molti piccoli proprietari. All'ultimo resterebbero i poveri nullatenenti, senza diritto di entrare nelle faccende politiche, ma che avrebbero la protezione dei tribunali, le agevolazioni del progresso, le concessioni e gli aiuti de' ricchi. È facile capire che con tale costituzione dopo vent'anni avremmo la nobiltá e il clero come nel Medio evo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Rivoluzione Dio Medio