Pagina (287/590)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ad essa appartenevano Cesare Balbo, Massimo d'Azeglio, il conte di Cavour che la illustrò piú tardi. Chi è stato in Piemonte come me, ha veduto quali sentimenti provi un borghese accanto a quell'aristocrazia.
      Gioberti era borghese; talvolta si stancava di rimanere in coda, alzava la testa e si poneva di fronte a' nobili con orgoglio. Cosí in lui al sentimento cattolico e nazionale si unisce un sentimento democratico che lo distingue dal Rosmini, nato in condizioni ben differenti. Esiliato, fu a Parigi, a Bruxelles, dove sentí l'influenza della civiltá europea, e specialmente l'influenza francese e germanica. Il suo orizzonte si allargò: il piccolo prete tutto teologia e cattolicismo, fanatico per la Polonia, altero verso l'aristocrazia, chiuso sino allora nella stretta atmosfera piemontese, a contatto dell'attivitá europea s'innalzò, si nobilitò.
      Ricordate Manzoni che parte d'Italia tutto Alfieri e Foscolo e Monti, tutto classicismo, e da Parigi torna romantico per l'azione ch'esercitarono sul suo spirito Goethe, M. de Staël, Chateaubriand. Per Gioberti avviene il contrario; partito dal Piemonte teologo e cattolico, con istinto democratico e liberale, in mezzo al movimento europeo sviluppa le sue forze. - Rosmini, sempre chiuso nell'atmosfera italiana, fu straniero a ciò che avveniva fuori di quella. Gioberti, se fosse rimaso nel suo paese, non so fino a che punto avrebbe potuto rivelarsi.
      Ma che era quel movimento che si sviluppò dal 30 al 42, spazio in cui Gioberti si trovò a contatto con esso?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Cesare Balbo Massimo Azeglio Cavour Piemonte Rosmini Parigi Bruxelles Polonia Manzoni Italia Alfieri Foscolo Monti Parigi Goethe Staël Chateaubriand Gioberti Piemonte Gioberti