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      Per gli uni la ragione era non la facoltį che distingue, divide, analizza; poiché l'analisi era da essi considerata insufficiente; ma una facoltį apposta, la quale riconoscesse che ciņ che č nella natura č anche nello spirito, e che le leggi dello spirito sono le leggi medesime della natura. Di qui la celebre identitį fra lo spirito e la natura, fra l'essere e il conoscere.
      Gioberti respinse questa teoria che menava al panteismo, all'idea assoluta, o, meglio - e questo č vero - -come quella ch'era un umanismo mascherato, l'uomo con la maschera di Dio. Tutto questo negava la sua teologia e fu da lui rigettato, e cercņ un'altra base che assicurasse l'esistenza dell'Ente creatore.
      Non intendo entrare nel merito di queste quistioni. L'Ente creatore di Gioberti, assicurato dall'intuizione, era stato fino allora veritį di fede, non ancora veritį filosofica, e la novitį in Gioberti č l'aver voluto render filosofico ciņ che i santi padri avevano affidato alla fede. Egli stesso dice: sono con sant'Agostino; ma il santo, quando tutti credevano, non ebbe bisogno di filosofare, oggi, in mezzo all'incredulitį bisogna mettere quella formola sotto l'egida della filosofia.
      L'Ente creante, che pe' teologi era incomprensibile, č dichiarato da lui comprensibile per mezzo dell'intuizione. Ma lascio lo sviluppo di questa teoria dell'Ente che crea con la sua libera volontį tutto l'esistente: non voglio vedere se quest'ipotesi filosofica diventņ poi una tesi; ciņ ci menerebbe troppo lontano. Importa invece vedere il cammino di quella mente in relazione con le scuole piemontese e lombarda.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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