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      Hegel, per esempio, ha certo ingegno speculativo nel primo senso: non ha solo vista aquilina, non guarda solo dalle sommitį, scende ne' piś minuti particolari ove mostra senso del reale e del concreto. Gioberti ama molto una parola che rivela il carattere del suo ingegno: intuizione. Č un ingegno intuitivo. Non ha grande forza di raziocinio e vigore di logica, ma chiara intuizione, la quale spesso, quando egli non č appassionato, coglie nel vero - intuizione critica, filosofica, politica. Guarda le cose dall'alto, non scende nel concreto, di cui gli manca il senso. A quell'altezza diventa eloquente, anche artista, senza essere filosofo; perché non segue la serie delle idee, giunge d'un tratto agli ultimi risultati, vede in blocco un'idea come il poeta una forma. Quella sua visione si presenta piena di calore, specialmente quando č aiutata dall'amor di patria, dall'ardore della lotta, da tutte quelle piccole passioni alle quali egli era molto accessibile, alle quali i posteri non guardano e che pure hanno avuto gran parte nella sua ispirazione, come nel Gesuita moderno e negli Errori di Rosmini. La sua speculazione č visione, l'attivitį del pensiero impeto oratorio.
      Ma anche un oratore, un artista č qualche cosa d'importante. Si trovano ne' suoi scritti pagine eloquenti; ma c'č veramente eloquenza e forma artistica nelle apparenze che si presentano alla sua intuizione? Sarebbe vero che l'Italia la quale non ebbe mai prosa eloquente - come lamentano tutt'i critici italiani - l'abbia acquistata in lui?


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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