Pagina (339/590)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      D'Azeglio non vuol dimostrare una certa tesi o sviluppare certe idee come Rosmini, Gioberti e Balbo. Non è pensatore, non è filosofo, guarda le questioni politiche con la sua perspicacia naturale, pieno d'idee della scuola lombardo-piemontese, le quali si aveva assimilate. Lascia l'astratto ed il suo scopo non è di persuadere della veritá di questo o quel principio, ma di formare un'opinione pubblica concorde per condurre innanzi l'impresa nazionale.
      C'è una parte polemica ed una positiva. La prima è un modello. Egli si mette fra i due partiti in cui era allora divisa l'Italia, - i governativi, papalini, polizieschi, coloro che odiavano ogni novitá; ed il partito apertamente repubblicano il quale prorompeva spesso in moti inconsulti. Vuole forse avere la soddisfazione di dar botte agli uni ed agli altri? Era questa la polemica di quel tempo, la quale invece di unire, sempre piú divideva. Specialmente fatta dagli esuli, era un cumulo d'ingiurie e di violenze contro gl'Italiani che sopportavano que' governi: le risposte erano veri libelli. Questo libro è il primo esempio di polemica diretta allo scopo non di attaccare gli avversarii, ma di conciliarseli ed unirli in una impresa comune.
      Credono molti che per influire sulla pubblica opinione bisogni alzare il tono, metter fuori i principii nudi, scomunicare tutti quelli che non li ammettono. Ciò impedisce ogni conciliazione, ed è il metodo che prevale sventuratamente in Francia, ove i partiti sono cosí accaniti gli uni contro gli altri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Azeglio Rosmini Gioberti Balbo Italia Italiani Francia