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      Tutto questo č utopia, lontana dallo stato reale della societá. Il male, sventuratamente, č grave ed un decreto non puň proclamare: ordiniamo e comandiamo che i poveri siano ricchi e la plebe sia istruita. - Bisogna attendere lo svolgimento naturale delle cose, ed intanto affrettare il movimento mercé l'istruzione e la beneficenza. Neghiamo a quelle classi il diritto di voler migliorate immediatamente le loro condizioni; ma vogliamo istruirle e beneficarle. Da ciň gli asili infantili, le casse di risparmio, le societá cooperative e tutt'i mezzi per diffondere l'istruzione e migliorare le condizioni economiche delle moltitudini.
      Poste queste idee, giá potete vedere quali sono gli scrittori a cui accenno; - capite subito Manzoni, Rosmini, Gioberti, D'Azeglio, Cantú, Tommaseo e gli altri, diversi per merito, per stile, per lingua, ma tutti aggirantisi nello stesso cerchio d'idee. Quel contenuto astratto, quelle idee generalissime, le vedete muoversi con vario indirizzo in codesti scrittori e diventare la letteratura della scuola liberale.
      Per questa scuola gli scrittori del secolo passato, i quali credevano poter raggiungere con la forza un ideale molto lontano, sono utopisti, giacobini, rivoluzionari e, come li chiamava Napoleone, ideologi. E la nuova scuola dice: coloro, volendo giungere ad un fatto, seguirono un corso di idee; noi, volendo giungere ad un fatto, seguiamo un corso di fatti, - invece di consultare la logica mentale, consultiamo la logica della storia, e consideriamo la societá non come un prodotto del nostro cervello, ma come una cosa reale, che noi troviamo.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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