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      Bisogna leggere quegli articoli, per vedere come essendo finito il programma suo politico, Mazzini si volgeva al programma religioso.
      In sostanza quelli i quali si servivano di parole religiose, lo facevano piuttosto come arma politica, per affrettare l'unitá nazionale, che per la rigenerazione religiosa. E la conseguenza è triste: l'Italia rimane ancora qual'era innanzi. Fatta l'unitá politica, manca l'unitá intellettuale e morale fondata su l'unitá religiosa. E se vorremo seguitare a trattare la religione come arma politica, senza ristaurare quel sentimento religioso che per me è il sentimento del sacrifizio individuale, il dovere di uscir da sé e mettersi in comunicazione con gli altri pel bene di tutti, avverrá che l'Italia rimarrá oscillante ancora tra il paganesimo e l'ipocrisia: le classi basse staranno immerse nella superstizione, che Mazzini chiama paganesimo, e le alte saranno profondamente immorali, perché niente è piú immorale dell'ipocrisia, niente dissolve il carattere quanto il fare cose cui non risponde la propria coscienza. È la cosa piú comune oggi udire de' mariti a dire: io non ci credo, ma conduco mia moglie in chiesa, perché le donne hanno bisogno della chiesa: e questa è ipocrisia. Credete che Giuliano Apostata avesse fede nel paganesimo? Egli era filosofo ed uomo intelligente. E Roma ci credeva? Niente affatto. E l'uno e l'altra facevano mostra di crederci appunto perché pensavano che le moltitudini non si possono regolare altrimenti. Era ipocrisia diventata sistema di cui fu conseguenza la catastrofe non solo religiosa, ma politica e sociale, la compiuta corruzione della razza latina e la conquista dei barbari.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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