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      - poiché egli come vuol fondare un'Italia ed una societá del popolo, vuol fondare anche una letteratura del popolo. Se si limitasse a dire che nelle antiche letterature il popolo non comparisce o comparisce soltanto per essere frustato, che in esse l'individuo piglia troppo spazio e non ne lascia all'essere collettivo, - sarebbe nel vero. Uno de' progressi moderni della letteratura è il dare appunto gran parte al popolo, non perché comparisce direttamente, ma perché le idee ed i sentimenti che essa esprime oltrepassano gl'individui. Mazzini però vorrebbe proprio il popolo, non a guisa di coro qual'è nelle tragedie di Manzoni, ma come agente principale che detronizza Giovanni da Procida e Masaniello e dice a quelli: Son io; la loro opera sarebbe stata inutile senza me.
      Dove ci mena questa teoria? Come si può nella letteratura detronizzare l'individuo ed al suo posto mettere l'essere collettivo? La letteratura è l'eco della vita e nella vita non trovate che individui: gli esseri collettivi sono costruzioni logiche della mente umana, e potete farne uso in filosofia, nella storia, non giá nell'arte e nella poesia. E quando volete proprio rappresentare l'essere collettivo e cacciare da voi l'individuo vivente nelle contraddizioni e nelle varietá dell'esistenza, non avrete piú l'individuo poetico ma una personificazione, un individuo metafisico, tipico, mitico, l'arte simbolica e mistica del Medio evo, la quale è il difetto, non il pregio di Dante. Sapete qual'è per Mazzini il piú grande individuo poetico?


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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