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      Quando si esprime egli vi presenta sempre proposizioni chiuse in sé stesse, senza espansione: non fa che ripetere l'antica forma italiana, quando l'analisi non aveva dato ancora movimento alle immaginazioni. Non è la forma genetica di cui è maestro Manzoni, la quale non vi stanca mai, sí che alla fine del libro sentite dispiacere di non aver altro da leggere e vorreste tornare da capo. Non c'è sviluppo di idee, è un andare d'una in altra cosa senza cammino intermedio. Quando leggete una serie di sonetti, dopo il primo avete bisogno di riposarvi prima di passare al secondo ch'è tutt'altro: cosí un libro di Mazzini non lo divorate, non lo leggete continuamente dalla prima all'ultima pagina, avete bisogno di riposarvi sempre quando una proposizione finisce e ne viene un'altra. È sintesi questa, ma perché costituisca la grandezza dello scrittore le manca la profonditá, perché Mazzini gitta le idee come oracolo, non vi si profonda, non ne vede la radice e la sorgente, come farebbe un grande pensatore od un glande filosofo. Quando la sua idea l'ha vista nell'apparenza piú splendida è soddisfatto, né cerca sotto l'apparenza la vita nascosa da cui essa nasce. - È sintesi, manca però di estensione; perché siccome abborre dal particolare, siccome l'arte per lui è quell'apparenza splendida, vede l'idea solo dall'aspetto che lo ha attirato. La sua immagine piace, ma rimane semplice immagine, senza la varietá di diversi aspetti, senza la profonditá di quel solo.
      Non avendo l'abitudine di rendere l'idea nel modo immediato, diretto e preciso, con cui si presenta alla mente, invece si scalda e rende l'idea per via d'immagini che accoglie insieme intorbidandoglisi l'immaginazione.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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